Voci d'artista

Voci d'artista
Intervista con Andrea Turetta 

Con la rubrica “Voci d’artista”, OmniArt Open Gallery inaugura un nuovo progetto: interviste dedicate alla scoperta dell’attività  degli artisti di galleria.
Uno spazio nel blog pensato  per conoscere e approfondire i percorsi, le poetiche e le ricerche che definiscono la loro pratica..


a cura di Sara Taffoni










Come è iniziato il tuo percorso artistico? 

L’interesse per l’arte è nato come un istinto naturale, un modo spontaneo di dare forma a ciò che sentivo dentro. Fin da giovane, il colore e la luce mi hanno attratto come linguaggi silenziosi capaci di dire più delle parole. Osservare la natura — il mutare dei cieli, le ombre, i riflessi,  mi ha insegnato che ogni attimo racchiude una verità emotiva, e che l’arte è il mezzo più puro per trattenerla. La pittura è diventata così un dialogo intimo tra me e il mondo: un modo per interpretare la realtà attraverso l’emozione, trasformando la visione in gesto, e il gesto in sentimento. 

Quali sono state le tappe più significative della tua formazione e crescita artistica? 

Ogni fase della mia crescita artistica è stata un incontro con luoghi, persone e sensazioni che hanno lasciato un segno profondo nel mio modo di dipingere. Le prime esperienze sono nate dall’osservazione diretta della natura, en plein air, dove ho imparato a catturare la luce e il respiro del paesaggio. In seguito, le mostre collettive e i premi a cui ho partecipato sono stati momenti di confronto e consapevolezza: occasioni per comprendere quanto il linguaggio pittorico potesse evolversi senza perdere autenticità. Fondamentale è stato anche il continuo dialogo con la pittura stessa — con i maestri impressionisti, con la materia, con il silenzio dello studio. Ogni tela, ogni errore, ogni intuizione ha contribuito a costruire una ricerca che ancora oggi cresce, nutrita dalla curiosità e dalla libertà creativa. 


Ci sono artisti, movimenti o esperienze che hanno influenzato maggiormente il tuo modo di esprimerti? 


Sì, certamente. La mia pittura affonda le radici nell’eredità dell’Impressionismo e del Figurativo, due mondi che hanno sempre dialogato in me. Degli impressionisti amo la capacità di catturare la luce come emozione pura, di rendere vivo l’attimo con pochi gesti sinceri. Dal figurativo, invece, traggo il senso del racconto, la presenza umana, il bisogno di dare corpo e respiro all’emozione. Ma più di ogni movimento, mi ha influenzato l’esperienza diretta della natura la sua imprevedibilità, la sua armonia senza regole. Dipingere en plein air è diventato per me un esercizio di ascolto: il vento, le ombre, i riflessi sull’acqua, tutto entra nella tela come un dialogo silenzioso. Ogni incontro con l’arte e con la vita ha lasciato una traccia. In fondo, credo che ogni opera sia la somma di ciò che abbiamo amato, osservato e sentito profondamente. 


Al di là di una semplice etichetta, quali sono le idee centrali che danno forma alla tua ricerca? 


La mia ricerca artistica è un dialogo continuo tra natura ed emozione, tra ciò che l’occhio vede e ciò che il cuore trattiene. Attraverso il colore cerco di dare forma al respiro delle cose, di catturare la vibrazione che unisce luce, materia e sentimento. È una pittura che nasce dall’istinto, ma si nutre di equilibrio: un percorso che esplora la poesia dell’imperfezione, dove ogni gesto diventa un’emozione tradotta in segno. 


Ci sono temi o elementi specifici che ricorrono nelle tue opere? 


Nelle mie opere ricorrono spesso i temi della natura, della luce e dell’emozione umana elementi che considero indissolubilmente legati. La natura è per me specchio interiore, luogo in cui il mondo esterno incontra la sensibilità più intima. Mi affascina il modo in cui la luce modella le forme, come un sentimento che si rivela: un tramonto, una figura, un gesto diventano pretesti per indagare la vibrazione tra realtà e percezione, tra ciò che è visibile e ciò che si avverte solo dentro. Dietro ogni opera c’è il desiderio di rappresentare la connessione vitale tra uomo e natura, la forza primordiale che ci attraversa e ci rende parte di un equilibrio più grande, poetico e silenzioso. 


Come nascono i tuoi progetti? 


Quasi sempre tutto nasce da un’emozione. Un colore, una luce improvvisa, un frammento di paesaggio che vibra in un certo modo: è lì che qualcosa si accende. L’idea e l’immagine arrivano dopo, come conseguenze naturali di quel sentire iniziale. Mi lascio guidare da ciò che provoca una risonanza interiore — può essere un ricordo, una sensazione fugace, o semplicemente l’armonia di un momento. Poi, sulla tela, quell’emozione prende forma attraverso il colore, che diventa linguaggio, ritmo e respiro. Ogni progetto nasce quindi da una urgenza emotiva, dal bisogno di tradurre in segno ciò che non si può dire a parole 


Ti piace sperimentare o preferisci un linguaggio coerente e riconoscibile? 


Credo che la sperimentazione e la coerenza non siano opposti, ma due aspetti dello stesso percorso. Mi piace sperimentare, ma sempre restando fedele al mio linguaggio a quel dialogo che definisce la mia pittura. Ogni variazione tecnica o cromatica nasce da una ricerca sincera, mai dal desiderio di stupire. L’obiettivo è trovare nuove vie per esprimere la stessa verità interiore, dare nuove sfumature a un’emozione che rimane costante nel tempo. In questo senso, la mia sperimentazione è un’evoluzione naturale: il mio linguaggio cambia, ma conserva sempre la sua anima riconoscibile


Come gestisci la tensione e l'equilibrio tra la fase creativa ed introspettiva e l’apertura al dialogo con il pubblico? 


Per me il momento della creazione è prima di tutto un atto di introspezione, un dialogo silenzioso con me stesso e con ciò che sento. Quando dipingo, cerco di ascoltare l’emozione che mi attraversa, lasciando che il colore la traduca senza filtri. È un momento intimo, quasi meditativo, in cui tutto il resto scompare. Ma, allo stesso tempo, riconosco che ogni gesto porta in sé il desiderio di comunicare.  L’opera diventa così un ponte tra interiorità e sguardo esterno: nasce dal mio silenzio, ma vive davvero solo quando incontra l’anima di chi la guarda. In fondo, la pittura è questo: un respiro condiviso tra artista e spettatore, un’emozione che continua a mutare, come la luce su un paesaggio. 


C’è un’opera o un progetto che consideri particolarmente importante per la tua carriera? Perché? 


Sì, ci sono diverse opere che per me hanno rappresentato vere e proprie soglie di passaggio, difficile definire quali, sono stati momenti in cui la mia pittura ha cambiato voce, pur restando fedele alla propria essenza. Non è solo una questione di tecnica o di composizione: ciò che le rende importanti è il modo in cui hanno segnato una presa di coscienza, un’evoluzione emotiva. In alcune tele ho sentito, per la prima volta, di aver raggiunto quell’equilibrio fragile tra istinto e controllo, tra realtà e astrazione, che da sempre cerco. Queste opere, ognuna di esse, mi hanno insegnato che la pittura non è mai un punto d’arrivo, ma un dialogo — con il tempo e con se stessi. Sono importanti non solo per la carriera, ma per la crescita umana e poetica che rappresentano. 


Quanto conta per te il contesto espositivo o l’ambiente in cui vengono presentate le tue opere? 


Il contesto espositivo per me è fondamentale: è il luogo dove l’opera respira, si relaziona con lo spazio e con chi la osserva. Ogni ambiente che sia una galleria, uno spazio aperto o un luogo storico possiede una propria energia, una luce, un ritmo che dialogano con il dipinto e ne trasformano la percezione. Mi piace pensare all’esposizione come a un’estensione della pittura stessa: il modo in cui un quadro è collocato, la distanza, la luce che lo accarezza, tutto contribuisce a creare un’esperienza emotiva. Il mio obiettivo è che chi entra in quello spazio si senta immerso, avvolto da un’atmosfera in cui colore e sensazione coincidono. In fondo, anche il contesto diventa parte dell’opera: è la sua cornice. 


Qual è, secondo te, il ruolo dell’arte nella società contemporanea? 


Credo che oggi l’arte abbia un ruolo profondamente umano: riconnettere le persone al sentire, in un tempo in cui tutto corre e si consuma rapidamente. L’arte non offre risposte, ma apre spazi di riflessione, di silenzio, di emozione autentica. È un modo per ricordarci che esiste ancora la lentezza, la sensibilità, la possibilità di guardare il mondo con occhi diversi. In una società dominata dall’immagine immediata, la  pittura e più in generale l’arte restituisce profondità all’esperienza visiva: invita a fermarsi, ad ascoltare, a ritrovare un dialogo con la natura e con noi stessi. Per me, il ruolo dell’arte è questo: riaccendere la meraviglia, quella capacità di sentire che ci rende vivi, consapevoli e parte di un tutto più grande. 


Come reagisci alle interpretazioni del pubblico: ti piace lasciare libertà di lettura o preferisci guidare la comprensione del tuo lavoro? 


Mi piace lasciare libertà di lettura, perché credo che ogni opera appartenga anche a chi la osserva. Quando un quadro lascia lo studio e incontra lo sguardo di qualcuno, comincia una nuova vita: diventa specchio, riflesso, emozione condivisa. Non cerco mai di imporre un significato preciso, ma di suggerire un sentire. Il mio linguaggio pittorico nasce dall’intimità, ma trova senso proprio nel dialogo con l’altro  in quella pluralità di interpretazioni che arricchiscono l’opera stessa. Se un osservatore si ferma davanti a un mio dipinto e prova qualcosa di suo, magari diverso da ciò che avevo immaginato, per me è una conferma: significa che la pittura ha superato i confini dell’autore ed è diventata vita emotiva autonoma. 


In che modo la tua esperienza personale influisce sul tuo processo creativo? 

La mia esperienza personale è il filo invisibile che attraversa ogni opera. Non dipingo episodi o ricordi in modo diretto, ma tutto ciò che vivo, sento o osservo si trasforma, lentamente, in colore, in ritmo, in gesto. Ogni emozione trova una sua forma visiva, anche quando non la riconosco subito. La pittura per me è un modo di rielaborare l’esperienza, di tradurre ciò che accade dentro e attorno a me in qualcosa di universale. È come se ogni quadro fosse una sintesi di ciò che mi abita in un dato momento: gioia, malinconia, silenzio, stupore. In questo senso, il processo creativo diventa un atto di verità una ricerca di equilibrio tra il vissuto personale e l’essenza più profonda delle cose, là dove l’emozione individuale si apre a un sentire collettivo. 


Stai lavorando a nuovi progetti? Puoi anticiparci qualcosa? 


Sì, sto lavorando a nuovi progetti che rappresentano un’evoluzione naturale del mio percorso, ma anche una sfida. Sono opere in cui sto approfondendo il dialogo tra la propria umanità e la percezione che abbiamo delle cose, tra ciò che è visibile e ciò che si avverte solo come una vibrazione. Sto sperimentando nuove armonie cromatiche e medium, una gestualità più libera, lasciando che il colore diventi sempre più voce dell’emozione, capace di suggerire movimento, luce e silenzio. Sono lavori che parlano di connessione e trasformazione. Non voglio anticipare troppo ci tengo che siano le opere stesse, una volta nate, a raccontarsi 


Pur riconoscendo che la percezione è soggettiva, qual è l'eco concettuale o emotiva più essenziale che, a tuo avviso, le tue opere dovrebbero generare in chi le osserva? 


Vorrei che chi si ferma davanti alle mie opere sentisse una risonanza interiore, come se i colori e le forme evocassero qualcosa di familiare, anche senza un motivo preciso. Il mio desiderio è che la pittura diventi un luogo di incontro: tra emozione e ricordo, tra la realtà visibile e quella che ciascuno porta dentro di sé. Ogni pennellata nasce dal bisogno di trasmettere, un’eco di natura e umanità che possa toccare chi osserva in modo personale, libero, autentico. Se, anche solo per un istante, un dipinto riesce a far rallentare il tempo e a far riscoprire il piacere di guardare con il cuore, allora la mia arte ha raggiunto il suo scopo.


 

Titolo dell'Opera: A Ora Tarda

Tecnica: Gouache su Tela

Dimensione: 50x70cm

Anno: 2024


Biografia 

Impegnato nel campo ampliato della pittura in studio ed en plain air, attraverso curiosità, tentativi ed errori, Andrea è un mix di coinvolgimento, idee e il calore radiante dei coloriIl suo linguaggio Visivo, personale e profondo, è puramente legato all'estetica e al bello, alle emozioni impulsive dal distinto empito creativo. Invita a lasciarsi assorbire, attraverso la sua interpretazione personale ed individuale, sottende, sciocca e provoca. Qui da qualche parte nello spazio, tra rappresentazione ed astrazione, tra l'illusione della scena dipinta e la realtà del segno, Andrea cattura gesti pittorici nella forma spettrale dell'Opera. La natura crea, quanto il pittore stesso, non ha regole, come questi fa con il pennello che rende una relazione organica, necessità estetica.

In sintesi, A Ora Tarda è un’opera che unisce sensibilità coloristica e profondità atmosferica, confermando la capacità di Turetta di tradurre il paesaggio in un’esperienza poetica e contemplativa.

INFO E CONTATTI:

E-mail: turetta.a@gmail.com  - Cell. 379.1857525 

Profilo instagram: @aeliast 



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